mercoledì 28 gennaio 2015

My Inspiration, My Self Distruction;

Non so se a voi è capitato, ma io ho una persona che mi "ispira" nei miei... problemi con il cibo, diciamo così.
Mi spiego: per ispirazione non intendo una persona che ammiro, nel mio caso mi riferisco a una stronza che dopo che ha saputo dei miei problemini nel consumare pasti come le persone normali ha iniziato a vomitare e a mangiare meno e ora è magrissima - anche se non so bene come, visto che non vomita più e mangia bombe al cioccolato, pop corn, Mc Donald's ogni sabato eccetera.
Questa grande stronza - passatemi il termine, ne parlo così perché la conosco bene per mia sfortuna - ha la fortuna di avere un fisico piccolo, bassina e piccola in generale; al contrario di me, che avendo un passato da nuotatrice agonistica ho un fisico più atletico - sì, ho le spalle enormi e le odio!
Sto divagando; quello che voglio dire è che solo vedere/sentir parlare di questa persona mi si attanaglia lo stomaco e mi sento così disgustata da quello che ho mangiato e mi faccio schifo e ho voglia di vomitare. Mi ha fatto anche venire la gastrite per quanto mi fa incazzare, mille grazie emotività.
E non è finita. Io sono un tipo che non parla a meno che non riescano a tirarmelo fuori con le pinze, e okay, sono fatta così. La ragazza di cui sopra è il tipo che finge di essere così ma in realtà racconta i fatti suoi a tutto e tutti al punto che anche io so cose molto intime... senza essermi interessata minimamente. Tutte le sue amicizie sono fondate sul suo commiserarsi e la sua stessa migliore amica mi ha detto che non sa ascoltare, parla solo dei suoi problemi.
LA OOODIO, DIO SE LA ODIO.

Si beh, volevo solo lamentarmi un po', lo ammetto ;) ora passiamo alla parte seria.
Poco fa mi capitava di leggere un post di Viellina (se mi leggi, ti saluto) sul fatto di punirequalcuno e/o sé stessi tramite il proprio DCA.
Non dubito del fatto che sia iniziato tutto da me, perché mi vedevo enorme and so on, ma poi è subentrata questa mia idea di punire la persona che consideravo la mia migliore amica (di cui parlo nel post precedente). Era - ed è ancora, forse - il mio modo di farle vedere che la sua indifferenza mi aveva fatto del male, tanto male, volevo farla sentire uno schifo per come mi ero ridotta. Volevo disperatamente che stesse male quanto me - e sinceramente, credo di volerlo ancora.
Soprattutto adesso che lei sa abbastanza.
Anche se, nel nostro caso, la frase che più di tutto esprime il nostro rapporto è questa:
"I want to text you. Just to remind you that I'm still here.
But then I remember that you know I'm here. You just don't care."
E credetemi se vi dico che ormai sono senza amarezza, questa è una mi constatazione indifferente. Una punta di delusione, questo sì, ma nient'altro.
E mi sono così stufata di starle così dietro che ho deciso di smetterla di illudermi; per esempio l'altra sera ho letto per conto mio un graphic novel che, come le avevo detto, avrei voluto leggere con lei. L'ho fatto apposta, per dire a me stessa di darci un taglio.
Ma chi voglio prendere in giro, se stesse di nuovo male correrei ancora per darle una mano.
Potrebbe avere l'amica che cerca, perché io saprei essere una buona amica. Il problema è che sono stata sola troppo a lungo e non so nemmeno come si fa a farsi degli amici.

Quindi, per rispondere alla domanda: sì, voglio punire me, ma più di tutto voglio punire questa ragazza che mi fa stare così male ma che di me sembra fregarsene. E non so se la mia guarigione possa dipendere da questo oppure no. Non so più niente e quello che voglio è solo appallottolarmi a terra e sparire, ingoiata dal pavimento, fino a precipitare negli abissi.
Se solo potessi fermare questa giostra...

lunedì 19 gennaio 2015

Breathe me;

Le ho parlato.
A lei, la persona che consideravo la mia migliore amica. Lei, proprio ora che avevo incominciato ad esserle indifferente.
Ma di fronte alle sue richieste d'aiuto, posso solo tenderle entrambe le mani. Inutile ignorare quanto bene vuoi a qualcuno.
Sono stata così sincera da farmi quesi paura. Le ho detto così tante cose che dopo avrei quasi voluto prendermi a sberle. Quasi.
Non è più la mia migliore amica; ora, la considero una quasi amica: una parola che nemmeno esiste, ma credo sia quella che le si addice di più. Quasi, perché a volte arrivo a detestarla, altre la stringerei forte per ore.

Ora lei sa del mio problema con il cibo. Non so se davvero le importi - troppo preoccupata per la sua migliore amica, immagino - eppure dopo l'ho vista essere più attenta al mio modo di mangiare. Vedevo come mi chiedeva due volte se volevo un determinato cibo, sempre con dolcezza, senza mai insistere.
Anche se si è trattato di un momento, di un solo giorno, mi ha fatto piacere non essere giudicata. Ma adesso siamo di nuovo al livello sconosciute e io davvero a volte vorrei prendere quella faccia e sbatterla contro il muro.

In questo periodo nonostante io stia bene sotto molti punti di vista, mi sta riprendendo male con il cibo. C'è stata, prima, una specie di fase di stallo dove mangiavo un po' di più, mi preoccupavo ma non molto; questi giorni invece sono di nuovo ai livelli di prima.
Due giorni in cui ho ritrovato il mio piccolo, confortevole angolo di inferno, tra vomito e autolesionismo, oscillando tra realtà e sogno, tra il sentirmi grassa e la voglia di ricominciare. Tra l'odio e l'amore.
Perché lei mi fa questo effetto? Mi porta da un estremo ad un altro nel giro di un secondo.
Ma dare la colpa di tutto questo a lei è pura ipocrisia, anche se nei momenti peggiori gliela addossavo con molto piacere. Puro piacere, ecco.

Mi chiedo cos'è successo e non so rispondermi.
Mi chiedo se quello che ho mangiato è troppo ma anche io so che è poco, quindi va bene.
Mi chiedo perché sono tornata a provocarmi il vomito.
Mi chiedo, mi chiedo...
"Mi chiedo" e non ci capisco un cazzo.

Eppure mi sta bene.